Benessere in azienda: responsabilità del datore di lavoro e importanza dell’alimentazione

Il benessere dei lavoratori non è più una voce accessoria nelle strategie aziendali, ma un pilastro centrale della sostenibilità organizzativa. In un mercato sempre più competitivo, i datori di lavoro sono chiamati non solo a garantire sicurezza e salute, ma anche a creare ambienti capaci di sostenere il benessere fisico, mentale e relazionale.
L’alimentazione gioca un ruolo chiave in questo scenario: una mensa ben gestita diventa uno strumento operativo potente, capace di influenzare produttività, engagement e fidelizzazione del personale. 

Cos’è il wellbeing aziendale e perché conta davvero

Il benessere organizzativo non è più un plus, ma una priorità sia per i lavoratori sia per chi gestisce le risorse umane. Studi come quello del Politecnico di Milano mostrano che 1 lavoratore su 3 valuta il cambio di azienda per scarsa attenzione al proprio benessere. Il 79 % partecipa quando l’azienda offre programmi di wellbeing e il 69 % ne è soddisfatto – contro il 36 % senza benefit dedicati – un gap che si traduce in engagement e retention chiari. L’equilibrio tra vita privata e lavoro infatti supera molte altre priorità, diventando un indicatore strategico per l’attrazione del talento. 

 

Il datore di lavoro e “responsabilità datore di lavoro”: cosa prevede la normativa

Ecco cosa prevede la normativa per le responsabilità del datore di lavoro: 

Sicurezza, salute e dignità dei lavoratori: obblighi chiave 

  • Valutazione dei rischi e DVR: il D.Lgs. 81/2008 impone al datore di lavoro di analizzare e documentare tutti i rischi legati a salute, sicurezza e possibilità di stress psicosociale, adottando misure efficaci – segnalazione, DPI, protocolli di emergenza, ecc. 
  • Figure obbligatorie: nomina di RSPP, medico competente; predisposizione degli spazi, tempi e servizi per prevenire stress, infortuni e malattie professionali. 
  • Responsabilità civile e penale: in caso di infortunio, malattia o discriminazione dovuta a carenze organizzative, il datore può rispondere in sede civile e penale, con conseguente danno reputazionale e legale. 

“Il lavoratore è responsabile tanto quanto il datore di lavoro”? Limiti e confini 

Il lavoratore ha l’obbligo (art. 20 D.Lgs. 81/2008) di seguire le procedure aziendali e usare correttamente i DPI, ma resta il datore l’unico responsabile legale nel garantire condizioni di lavoro sicure e salubri. È una distinzione cruciale: il lavoratore collabora, ma solo il datore può attivare e mantenere un sistema organizzato. 

Alimentazione in azienda: cuore del benessere e strumento operativo

Mangiare bene sul luogo di lavoro non è solo una questione di comfort: è una leva concreta per migliorare salute, produttività e clima aziendale. Sempre più aziende stanno riscoprendo la mensa come un investimento strategico, non un semplice benefit. 

Mensa aziendale e ristorazione collettiva: non è solo nutrimento 

Una mensa ben progettata promuove: 

  • Scelte alimentari sane (equilibrio macro e micronutrienti) 
  • Socializzazione informale, favorendo scambio e coesione del team 
  • Effetto “segno di cura”, che aumenta soddisfazione e senso di appartenenza 

Obblighi e opportunità per il datore 

Il datore, oltre al tema sicurezza, ha un ruolo attivo nell’offrire servizi di ristorazione che: 

  1. Rispondano ai bisogni nutrizionali (ad esempio, opzioni vegetariane, senza glutine, bilanci calorico/energetico) 
  2. Siano accessibili (logistica, orari flessibili, informazioni chiare sui piatti) 
  3. Si integrino con iniziative di formazione alimentare (es. workshop su alimentazione sana) 

Questo approccio riduce il turnover, migliora produttività e crea un’immagine aziendale positiva. 

Normative rilevanti (con focus sull’alimentazione) 

  • D.Lgs. 81/2008: tutela generale della salute e sicurezza; include gestione stress e ambienti di lavoro confortevoli. 
  • D.Lgs. 150/2009: indagine obbligatoria sul benessere organizzativo (in cui la qualità del servizio mensa può emergere come fattore chiave). 
  • D.Lgs. 33/2013: obbligo di pubblicazione dei risultati dell’indagine (trasparenza verso i dipendenti). 
  • Direttiva PCM 3/2017: conciliazione vita-lavoro, con discrezionalità su servizi come mense flessibili, tempi e spazi per consumare in modo salutare. 

Operatività: come un’azienda può migliorare concretamente 

Un percorso serio parte dalla comprensione dei bisogni: l’audit della mensa aziendale e l’integrazione di domande specifiche nelle survey HR permettono di raccogliere dati reali sul comportamento alimentare dei dipendenti. Questo consente di adattare l’offerta gastronomica in modo mirato. 

Da qui, si può costruire un piano alimentare che segua le linee guida nutrizionali (INRAN, OMS), tenendo conto di allergie, preferenze e fabbisogni specifici. La collaborazione con nutrizionisti o dietologi aziendali rafforza l’autorevolezza dell’intervento. 

La formazione non va sottovalutata: brevi sessioni pratiche, infografiche in mensa, e-mail con consigli alimentari aiutano a consolidare abitudini sane nel tempo. 

Infine, è essenziale misurare l’impatto. KPI come la partecipazione al servizio mensa, il livello di soddisfazione e indicatori soft come l’energia percepita dai lavoratori o il loro engagement post-pranzo, permettono un ciclo virtuoso di miglioramento continuo. 

Ricapitolando, ecco come si può migliorare il servizio di somministrazione pasti in azienda: 

  1. Audit del servizio mensa e analisi delle abitudini alimentari, integrati nelle survey sul benessere. 
  2. Piano alimentare basato su linee guida nutrizionali, magari con partnership di nutrizionisti. 
  3. Formazione: sessioni pratiche e materiali informativi in mensa o in email aziendali. 
  4. Monitoraggio e miglioramento continuo: KPI come partecipazione alla mensa, soddisfazione, livelli di energia/longevità al lavoro. 

FAQ sugli obblighi del datore di lavoro in termini di alimentazione 

Il datore è responsabile se un dipendente soffre di malnutrizione? 

Solo se l’azienda ha promesso un servizio mensa sano e non lo ha fornito. La responsabilità scatta su obblighi esplicitamente contrattualizzati o comunicati. 

Serve un medico competente per la mensa? 

No, il medico competente tutela la salute generale dei lavoratori; per la mensa si procede preferibilmente con un dietologo o nutrizionista come consulente, non è un obbligo di legge. 

Occorre pubblicare sul sito i risultati sul benessere? 

Sì, se l’indagine organizzativa è stata condotta, i risultati vanno pubblicati (D.Lgs. 33/2013). I contenuti sulle iniziative, incluse mense e servizi, migliorano anche la percezione verso l’esterno. 

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